Sanremo 2023 e il raccattar pubblico con "Muoia Sansone con tutti i suoi filistei"

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Sanremo 2023 e il raccattar pubblico con "Muoia Sansone con tutti i suoi filistei"

Cittadellinfanzia
Pubblicato da Dott.ssa Beatrice Chieppa in MUSICA E TEATRO · Martedì 14 Feb 2023
Tags: sanremopubblicoshare
È pomeriggio. Intenta ad organizzare il mio lavoro per il giorno dopo, immersa e assorta tra schede, libri, quaderni e registro elettronico, improvvisamente come ridestandomi da un fervore tipico, che solo il febbrile lavorio di un insegnante può, sento il bip amplificato di una notifica: è un mio amico che in un messaggio esordisce scrivendo: Ciao, ma hai sentito quello che è successo ieri a Sanremo? Da non crederci, c’è un nuovo caso alla Bugo e Morgan!” .
Premetto e ammetto, senza nascondermi, ma non ce ne sarebbe bisogno, che del festival sanremese sono più attratta dal “fenomeno di costume” che la manifestazione sottende, che dall’ascolto di armonie o disarmonie sottaciute, consapevole del fatto che queste ultime, le armonie, ormai, si sono perse per strada dalla notte dei tempi. Non do molta importanza alla cosa e penso: “Qualche altro che ha disertato il palco, oppure liti, scaramucce e dispetti, il solito teatrino al quale siamo abituati!”. Mi rimetto al lavoro senza darvi troppa importanza, ma un altro bip mi distoglie e non posso che scorrere quei messaggi che avevo trascurato. Un video su YouTube. Lo apro: riconosco Blanco, quello di Mahmood, ma le note non sono quelle di “Brividi”. Più che dal brano in sé, la mia attenzione si sofferma sul modo in cui il giovane sta sul palco: si dimena trottando da una parte all’altra come un cavallo imbizzarrito. Constato che è cambiato il modo in cui ci si esibisce: vedo giovani leve, che non debbano esserlo per forza per età anagrafica, spesso sedute, stese, inginocchiate, curve durante le loro esibizioni e medito che sia cambiato proprio il modo di raccontare le cose, come siano cambiate le parole e cambiati i testi, i contenuti. Dopo poco lo vedo visibilmente in difficoltà, urla qualcosa a un componente del suo gruppo, poi tocca l’auricolare e agita braccia e mani in segno di disfatta mista a rassegnazione.


In seguito il fattaccio: comincia a prendere a calci i fiori che adornano il palco allestito appositamente per la sua “Isola delle Rose”, palchetto desolante come quella piattaforma di acciaio che voleva essere tempo addietro un’oasi felice, con la pretesa che pochissime unità  potessero formare una comunità priva di relazioni con il mondo.

Come un’isola sbattuta dalle onde, anche il giovane naufrago, sventurato nei mari della sua adolescenza, nuovo Telemaco alla ricerca di un Ulisse perduto, smette improvvisamente di cantare e comincia a distruggere tutto quello che vede intorno: una coltre di rose disfatte e calpestate ripetutamente che cessano di vivere nell’immaginario di milioni di italiani, in fibrillazione da giorni, prima dell’apertura di quel sipario.

Lo spettacolo increscioso non viene interrotto, e indisturbato prosegue nel delittuoso disastro. Lo lasciano fare prima e anche dopo quella desolazione…Ma cosa è successo?!
Perché hai distrutto tutto?! Fa il padre-conduttore, confuso nella nebbia nella quale lui stesso si sta disciogliendo. “Non riuscivo a sentire la mia voce e mi sono divertito un po’”, ridacchia il giovanotto. “Potevi chiedere di ricantarla…se vuoi esibirti più tardi…puoi sempre farlo”...bofonchia il “padre” mentre evapora fino a scomparire del tutto…

Insegnante, attrice teatrale

Continuate a seguire
Un sipario che si apre sulla vita…     
                       


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