Il confine sottile tra Pubblico e Privato e la Meccanica Nascosta di pubblicare gioie e dolori sui social

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Il confine sottile tra Pubblico e Privato e la Meccanica Nascosta di pubblicare gioie e dolori sui social

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Pubblicato da Dott.ssa Francesca Tiseo in PENSIERI E PAROLE · Giovedì 05 Gen 2023
Tags: nomofobiasocialnarcisismo
Sono stata invitata a parlare di relazioni sociali in una conferenza denominata “La meccanica nascosta”, un format in cui si è fatto un viaggio virtuale nel fantastico mondo della nostra mente, e che ci ha fatto capire come funzionano certi meccanismi nascosti guidati da un pilota d’eccezione: il nostro cervello. Bene, il mio speech ha preso in esame l’importanza del contatto con l’altro, della relazione tra gli individui e quanto sia di vitale importanza avere una rete sociale attiva. Da qui, se ne deduce che non si possono  non citare i social come nuove forme di interazione interindividuale. Queste piattaforme online in cui creiamo un’identità e in cui spesso condividiamo fette della nostra vita ci avvicinano realmente o ci stanno allontanando? Ed inoltre la concezione che ne deriva della realtà appare distorta od è fedelmente ancorata ad essa?
Da persona immersa in questa realtà mi capita di interpretare alcuni atteggiamenti sottili che sottendono azioni individuali e spesso mi imbatto in profili, perfetti e bellissimi per carità, in cui ogni evento della propria vita viene volontariamente messo alla mercè di tutti, togliendo quello che di intimo ci può essere nel vissuto di quell’esperienza. Ogni attimo della nostra vita viene festeggiato, viene condiviso e pubblicato sui social, si parte da eventi felici come compleanni, lauree, matrimoni, ecc… ad eventi tristi, come ricoveri, operazioni chirurgiche e persino funerali.



A volte rifletto su tutto questo e non vedo più il confine tra privato e pubblico e spesso mi faccio questa domanda : “Si organizzano occasioni speciali per poterle poi pubblicare o per vivere realmente le emozioni che quel momento può generare? Ed inoltre la risonanza che quel post avrà tra i vari followers farà di quell’evento qualcosa da ricordare o da dimenticare?

Insomma tenere costantemente il dito premuto sul play della fotocamera, o provare più volte una scena per renderla perfetta non ci può emozionare come qualcosa che nasce spontaneamente, o se così fosse siamo di fronte ad un altro meccanismo davvero perverso che è quello delle emozioni “a comando”, ma sinceramente quest’ultima cosa non è umanamente possibile.

So che è difficile, ma credo che nel nostro piccolo dovremmo seriamente riflettere e fare un piccolo passo indietro, tornare cioè a custodire alcuni momenti e alcune emozioni ad esse legate come un tesoro privato, perché è solo dentro di noi che acquisiscono il vero valore, abbandonando la preoccupazione di quale sia il profilo migliore da mostrare verso una fotocamera puntata costantemente sulla vita.
A voi le considerazioni.

Dottoressa in Scienze e Tecniche Psicologiche
Ricercatrice di Verità

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