La musica a distanza si può fare, o l’acronimo creato dalle iniziali, offre automaticamente la risposta ? È folle ?
La risposta è: sì in parte o meglio, dipende.
La musica è un elemento di socialità, implica un fare sociale. Anche quando la si fa da soli, si relaziona inevitabilmente con gli altri, con un pubblico per esempio, operando un trasferimento di sensazioni ed emozioni oltre che di onde sonore che fisicamente hanno bisogno di qualcuno che le percepisca. Ma si fa meglio insieme, è più bello, costruisce qualcosa di più; oltre ad esserci il pubblico di cui sopra, c’è un passaggio emozionale con l’altro che fa musica con te, un trasferimento di energie condivise.
Questo la distanza non lo permette e non ci sono attenuanti.

Ma questo ultimo e particolare momento storico potrebbe aver costituito uno spartiacque, in particolare per la categoria docenti, per colmare gap di competenze che per anni inutilmente si è cercato di accorciare.
Ci sono per esempio cose che con la distanza funzionano, o meglio possono funzionare: per esempio parlare di una canzone, di un arrangiamento, ascoltare insieme, discutere anche a distanza, provare a fare qualcosa di virtuale insieme, imparando ad usare ciò che un salto tecnologico di un bel po’ di anni concentrato in un anno ci ha permesso di fare.
Palliativo sì, ma vedere prendere forma Sally di Vasco Rossi con una classe di musica d’insieme, quindi in una mission impossible al quadrato, seppur con la virtualità di un programma digitale, come capitato a me, è una soddisfazione.
Attendiamo quindi, che finalmente in questo nuovo prossimo anno scolastico la MAD diventi MIA, ce ne si appropri con gioia diventando finalmente Musica Insieme agli Altri.
Musicista e Insegnante di Chitarra
Un sipario che si apre sulla vita...