Måneskin, ha vinto l’eterno RITORNO dei capelloni

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Måneskin, ha vinto l’eterno RITORNO dei capelloni

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Pubblicato da M° Marco Corcella in MUSICA E TEATRO · 7 Giugno 2021
Tags: rockpassatomaneskin

L’uroboro è un animale mitico, un serpente che si morde la coda in un eterno giro a rappresentare presso molte culture l’eterno ritorno, un po’come quello del vecchio rock in questi ultimi tempi, ritornato alla luce come un reperto archeologico dopo essere stato sepolto da anni di stratificazioni elletro-pop grazie alla vittoria dei Måneskin, in quel grande circo un po’kitsch dell’Eurovision Song Contest. Con i dovuti paragoni, sentire quei suoni un po’ “arcaici”, che sanno di valvole e molle anche se digitali, è stato come vedere la spugna da cuscino sul microfono di Hendrix, in un live degli anni 60, dove quel palco oggi non lo trovi neanche alla festa dell’oratorio. Chiara Scabbia dei Lacuna Coil, storico gruppo rock milanese: “Sono felice abbiano vinto i Måneskin, ora tutti a dire che il rock non morirà mai. Ma fino a ieri dove eravate ? Dicendo cose del tipo: ci sono troppe chitarre distorte?”. Ha ragione.

Ci voleva uno shock mediatico da circa 200 milioni di spettatori, con tanto di francesi arrabbiati, per la seconda volta dietro di noi dopo 31 anni, per far apprezzare le chitarre distorte tanto care ad Hendrix, Led Zeppelin &co.

Questo non significa che i Måneskin siano i nuovi Led Zeppelin, anche se hanno raccolto diversi fan nel mondo, tra i quali la figlia di Jimmy Page e Simon le Bon dei Duran Duran, oltre che del nostrano Vasco, ma sono tra i 10 più ascoltati al mondo su Spotify e il suo cantante Damiano ovviamente si toglie i mitici sassolini dalla scarpa: «Dove sono quelli che dicevano che saremmo durati 4 giorni dopo X Factor?». Un evergreen.



Non è dato sapere chi lo abbia detto, immagino qualcuno della categoria dei “tecnici” che sono sempre lungimiranti al 10 percento e che non gli aveva premiati neanche a Rotterdam in eurovisione. Ma se fosse per i competenti “tecnici”, oggi Giuseppe Verdi sarebbe solo un glorioso nome della terra di Parma, ricordato forse come eccellente direttore della locale Filarmonica (per gli amici “banda”) su una bella lapida appesa al muro della sua casa natale o del municipio di Busseto.
Al di là di come si giudichi questi quattro ragazzi, la musica, detta brutalmente, è un grande supermercato: ce n'é per tutti i gusti e si sceglie cosa comprare/ascoltare. Ma io vedo questa vittoria anche in altro modo: a questi quattro va riconosciuta la vittoria e il riscatto della musica che esce dal garage, mitico almeno quanto i sassolini di cui sopra, va per strada e dilaga, fosse anche momentaneamente, ma ci dice che la musica è un fenomeno fortemente “pop”, nel senso stretto di popolare. Poi c’è tanta fortuna, quella che premia uno su un milione, in questo caso bellissimo una band, una sorta di specie in pericolo tipo panda o leoni della savana.
Ai Måneskin quindi il merito di aver rianimato un moribondo musicale.
Ah, anche un altro: per scrivere questo articolo, ora so cosa è un uroboro.


Musicista e Insegnante di Chitarra  

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