SONO IN RITARDO!
Pubblicato da Vanna Dilernia in PENSIERI E PAROLE · 19 Aprile 2017
Tags: stressevitafamiliare, essereinritardo, lavoroeansia
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Esco di casa frettolosamente, anche oggi rischiando di essere in ritardo, le bambine sono già a scuola, devo solo dirigermi a lavoro e, purtroppo, a piedi. Come al solito ho optato di indossare scarpe inadeguate per la mia maratona mattutina, i tacchi di certo non aiuteranno ad essere più veloce, però con l’abbigliamento scelto non potevo orientarmi verso altre soluzioni: l’appuntamento di oggi richiede uno stile da non trascurare...
Inizio a percorrere i primi passi con un’andatura non proprio ‘da passerella’, la borsa è troppo pesante, mi accorgo che il mio incedere è goffo e sbilanciato, rimpiango le scarpe ginniche, ma ormai è troppo tardi per tornare indietro!
Squilla il cellulare e nella mia condizione rispondere risulta alquanto difficile, pertanto, mentre continuo il cammino, inizio a frugare frettolosamente nella borsa. Con il tatto percepisco di tutto: pacchi di fazzoletti di carta, chiavi, caramelle gommose, piccoli giochi lasciati dalle bambine, qualche carta appallottolata e poi penne, tante penne, ma del telefono neanche l’ombra. Abbandono l’idea di rispondere, sento il tempo scorrere più velocemente del solito ed inizio a pensare che oggi non potrò proprio farcela! Ho l’affanno, inizio anche a sudare, ma come una guerriera non mollo, ogni passo è sempre più deciso del precedente...mi specchio furtivamente in una vetrina di un negozio e mi accorgo con stupore raccapricciante che ho ancora i capelli raccolti in una coda di cavallo improvvisata a casa, che avrei dovuto slegare prima di uscire, per concedermi, per lo meno, qualche colpo di spazzola! La sciolgo in maniera fulminea e con le mani cerco di dare dignità alla mia capigliatura, intanto non rallento e continuo a camminare, è una gara contro il tempo ed inizio a credere che la vincerò.
L’importante è non fermarsi!
Con la mente ripasso le prime battute del discorso da introdurre all’incontro di lavoro, tutto è sotto controllo, mi sento una freccia lanciata con abilità verso il centro del suo obiettivo. Ma, mentre pregusto la soddisfazione di giungere puntuale al mio appuntamento, il pianto di un bimbo, proprio dietro di me, annienta completamente la mia ‘modalità podistica’ e non posso far a meno che, in successione, girarmi...rallentare...fermarmi. E’ il pianto tipico di un neonato per cui la mia memoria è molto sensibile, piange disperatamente nella carrozzina e la giovane madre non finge il disagio di non riuscire a calmarlo. Un flashback mi riporta ad anni passati in cui i miei tempi erano lunghi, dedicati interamente all’accudimento delle mie figlie, tempi di pianti interminabili in momenti assurdi e surreali, dentro e fuori casa, di giorno, di notte, alla ricerca costante di come interpretare, di come rassicurare...
Vorrei domandare alla giovane madre se necessiti di un aiuto, faccio finta di cercare qualcosa nella borsa per temporeggiare e vedo che prende in braccio il suo bambino, lo rassicura cullandolo un po’, porta il suo viso sulla sua guancia e il piccolo cucciolo, singhiozzando singhiozzando, cessa di piangere.
L’immagine dinnanzi ai miei occhi è dolcissima, mi ricorda momenti importanti, parti di vita vissuta intensamente, istanti focali di conoscenza ed intesa e mi stupisco di come siano trascorsi in fretta...
Prendo fiato per non piangere, inizia a piovere e una goccia fredda sul capo mi ridesta ricordandomi che adesso è proprio ufficiale: sono in ritardo!
I pensieri e le parole del cuore...