LA FILOSOFIA ECOLOGICA

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LA FILOSOFIA ECOLOGICA

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Si è affermata nel novecento una nuova sensibilità detta Ecologica la quale si interroga sulla relazione che esiste tra uomo e ambiente. Il progresso ha consentito agli uomini di manipolare la natura al punto che, adesso, è necessario eticamente porsi domande su possibilità e limiti dell'azione umana che sempre porta con sé delle conseguenze, sia a breve che a lungo termine. Ciò non può lasciarci indifferenti soprattutto nei confronti delle generazioni future nei confronti delle quali abbiamo una responsabilità. I principali modelli di etica ambientalista sono l'antropocentrismo, il biocentrismo, l'ecocentrismo. Il primo vede al centro dell'analisi l'individuo e la sua sopravvivenza, pertanto intende la natura come strumento o mezzo che garantisce ciò che serve all'uomo: sì alla tutela dell'ambiente, ma sempre al servizio dell'individuo.
Il Biocentrismo  si preoccupa, invece, di considerare la vita di tutti gli esseri viventi animali e vegetali molto importante, per cui la sopravvivenza deve essere garantita anche a loro.
Infine, l'Ecocentrismo considera necessario non dimenticare l'intero ecosistema pertanto acqua suolo e tutto ciò che rappresenta gli elementi naturali inorganici si ritengono portatori  di un valore etico. Accanto a questa sensibilità nei confronti della natura e dell'ambiente si è anche sviluppata un'attenzione particolare nei confronti degli animali.

Sono gli animali portatori di diritti, o soggetti morali, titolari di un valore etico?

Anche in questo senso l'attenzione è cresciuta a causa delle forti potenzialità di manipolazione di cui l'uomo dispone. Non è difficile pensare subito ad allevamenti intensivi, alle manipolazioni genetiche (chi non ricorda la pecora Dolly?) e alla sperimentazione animale. Peter Singer, autore del volume Animal Liberation, nel 1975, per la prima volta pone in luce quella che lui chiama "l'etica interspecifica". Dall'osservazione del comportamento animale si evince che essi sono dotati di una complessità di comportamenti, di capacità emozionale e di scelta, al punto che sembra davvero difficile negare loro lo ‘Statuto di creature con diritti’.
Si può negare questo, solo perché essi non sono dotati di capacità di parola?
Il filosofo Bentham, ponendo al centro della sua indagine filosofica il problema della felicità la quale si identifica col piacere, dirà che non è importante domandarsi se gli animali possono pensare o parlare, ma unicamente se possono soffrire. Singer, si pone sulla stesso orientamento utilitaristico che identifica l'etica col piacere e, pertanto, riconoscendo agli animali una profonda sensibilità, la stessa capacità di provare dolore e gioia, ritiene necessario il trattamento etico degli animali, in quanto soggetti capaci di sentire, soffrire e gioire. Ho spesso analizzato questo argomento e ritengo che le coscienze stiano evolvendo al punto da ritenere la vita di ognuno di noi collegata alle vite altrui...altrui, in senso lato. Ecco, adesso credo che l'unità dell'esistente della vita debba trionfare, al punto che l'uomo dovrebbe usare le possibilità e capacità di manipolazione, di cui dispone, al servizio della natura, dell'esistenza animale, dell'esistenza in genere. Mettere a fuoco l'ESISTENZA e lasciare sfocate le altre possibilità: questo davvero mi farebbe ritenere il mio lavoro di filosofo un lavoro etico.





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