LA COLPA, QUEL PESO CHE TARPA LE ALI - Parte prima

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LA COLPA, QUEL PESO CHE TARPA LE ALI - Parte prima

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Il senso di colpa consuma l'esistenza, si radica all'interno dell'uomo con un dolore profondo che annienta, nell'essenza più vera, qualsiasi progettualità. È annichilimento dell'anima che svuota, zittisce, sigilla l'anima in una scatola lasciando ancorati al passato, togliendo qualsiasi possibile pensiero positivo sul futuro, fa vivere il presente in modo gravoso. Filosoficamente a parlare di colpa è stato il filosofo Nietzsche che ha legato questo sentimento al concetto di dimenticanza. In sintesi Nietzsche chiede l’oblio come mezzo per dimenticare e dimenticarsi della propria coscienza morale.                                                                                                           
Una morale che per Nietzsche è duplice, in quanto esiste quella vera e quella del gregge.  La prima è quella buona che si è espressa soltanto nelle sue ultime massime manifestazioni nell'età romana, laddove il senso morale era quello del dominatore, del guerriero forte, del coraggio, della caccia. Di contro, l'uomo totalmente intriso della morale del gregge, è il risultato della cultura ebraico cristiana, in cui al coraggio, all’audacia, alla salute e alla gioia di vivere, si sostituisce un uomo pigro, mite, forse raffinato, ma sicuramente rinunciatario. Quest'ultima morale fa della regola metafisica una norma, al punto da non avere più un uomo con lo sguardo alla vita, in senso nobile e forte, bensì orientato al metafisico. E' questo metafisico che introduce il concetto di pena, di colpa, perché fa mutare il concetto di GIUSTIZIA. Se in  passato la giustizia era il risultato di una naturalità violenta, in cui le ingiustizie venivano riequilibrate attraverso il recupero del rapporto col più forte, adesso l'idea di colpa sostituisce all'uomo, Dio. Dunque, dal rapporto tra uomo a uomo si passa al rapporto tra uomo e Dio, tra finito ed infinito, tra perfezione e imperfezione. È chiaro che a questo punto inizia una lotta impari con la vita, in cui l'uomo si trova costantemente  e perennemente in una condizione di insolvenza.

Quindi per Nietzsche  il senso di colpa è  la volontà di potenza che non si può esprimere ed implode esplodendo dentro un uomo che si percepisce miserabile, schiavo, piccolo.

Per dirla in altre parole il senso di colpa è l'incatenamento della propria personale libera possibilità di essere.
Dunque, possiamo pensare che alla base del senso di colpa vi sia una negazione?Questa considerazione filosofica, in cui la morale buona è quella appassionata, violenta, audace non si rischia di cadere nella A-MORALITA?
Un altro filosofo Heidegger afferma che il senso di colpa è ineliminabile dall'esistenza umana, perché ne è  l'essenza. E' connesso al "non potersi comprendere dell'uomo che, gettato nel mondo, si radica nell'infondatezza dell'esistenza".
Come dire che l'uomo è colpevole in quanto è: ancora una volta senso di colpa come negazione. In Psichiatria la colpa si lascia spiegare come chiusura al futuro, poiché, appunto, evidenzia nel passato lo spazio-tempo in cui è stata commessa una colpa per la quale non vi è riscatto, ma che inchioda l'individuo come una farfalla imbalsamata a quella dimensione. E dissolve qualsiasi speranza di riscatto...ancora una volta il senso di colpa è la negazione.      

Personalmente, non amo i sensi di colpa, perché bloccano la possibilità di scelta, tarpano le ali, annientano le possibilità di progettarsi.

Ma la cosa peggiore è che il senso di colpa toglie valore, profondità e significato agli errori commessi, in quanto soggetti esistenti. Gli errori, seppur gravi, seppur piccoli, insegnano a volgere lo sguardo verso ciò che siamo e il nostro agire. È l'errore che ci consente di cambiare la rotta di sentire e sentirci. E' l'errore che ti proietta verso una nuova azione.                            
Il senso di colpa, come ciò che inchioda e paralizza, ha per me un valore negativo e devastante.  

Prof.ssa Elena Ventura - Counselor Filosofico

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