L’AVVENTURA SALISBURGHESE DEL PICCOLO DANIEL

Vai ai contenuti

L’AVVENTURA SALISBURGHESE DEL PICCOLO DANIEL

Cittadellinfanzia

Buon compleanno, Daniel Barenboim! Lo scorso 15 novembre il grande pianista e direttore d’orchestra ha spento le sue prime settantacinque candeline. Vi ho parlato tante volte di lui, della sua profonda conoscenza della musica, delle sue riflessioni sempre acute e ricche di stimoli, del suo impegno concreto per la pace e il dialogo tra i popoli, di come da tempo si adoperi affinché lo studio della musica sia parte integrante della formazione di tutti, sin dalla più tenera età. Approfitto dunque di questa occasione per limitarmi a raccontare un aneddoto che riguarda la sua infanzia e che ho tratto dal suo libro «La musica è un tutto. Etica ed estetica» (Feltrinelli 2012, pp. 57-58). Aveva appena nove anni l’“enfant prodige” del pianoforte quando con la famiglia lasciò per la prima volta Buenos Aires, sua città natale, e mise piede in Europa. Correva l’anno 1952. Padre, madre e figlio giunsero a Salisburgo, città dalla gloriosa tradizione musicale, patria di Mozart e sede di un Festival musicale di grande prestigio. Il viaggio era stato lungo – ben tre giorni, oggi invece si impiegherebbe giusto qualche ora – e il piccolo era sfinito, ma ciò non gli impedì di notare, passando davanti al vecchio edificio del Festspielhaus, una locandina che annunciava la rappresentazione del “Flauto magico”. Incuriosito, chiese ai genitori cosa fosse e quelli gli spiegarono che si trattava di un’opera di Mozart. Come sarebbe stato bello poter assistere allo spettacolo! Ma come fare? I biglietti erano ormai esauriti. La mamma, che non si perdeva mai d’animo, ebbe un’idea: se davvero ci teneva ad ascoltare l’opera avrebbe potuto benissimo intrufolarsi nel teatro senza essere notato. Con tutta quella gente, chi mai si sarebbe accorto di lui? Loro intanto lo avrebbero aspettato al Caffè Tomaselli, a un tiro di schioppo da lì. E così fu. Il bambino sgattaiolò inosservato nell’edificio, imboccò la prima scala in cui si imbatté e, trovato un palco vuoto, vi si sedette. Che meraviglia! La sala aveva l’aspetto di un regno incantato e confortevole, fatto di velluti, stucchi e luci scintillanti, ed egli lo guardava dall’alto, come un principe. Ai piedi dell’imponente boccascena, nella buca orchestrale, poteva scorgere tanti omini in abito da sera intenti ad accordare gli strumenti: erano i musicisti della Filarmonica di Vienna, una delle orchestre più antiche e prestigiose del mondo. Quando tutti gli spettatori si furono seduti le luci si abbassarono, il direttore salì sul podio e diede l’attacco dell’ouverture. I tre maestosi accordi iniziali riempirono la sala, poi la musica prese a srotolarsi lenta, soffice, sinuosa, e così, senza rendersene conto, Daniel chiuse gli occhi e sprofondò nel sonno… Povero bimbo, il lungo viaggio l’aveva distrutto; il buio, il tepore del luogo e la musica carezzevole di Amadé avevano fatto il resto. Dormì per un po’, il piccolo intruso, e chissà cosa avrà sognato, quali immagini avrà destato in lui la magia sonora dell’ultima opera di Mozart… Finché, d’un tratto, non si svegliò. Dove si trovava? E soprattutto, dov’erano i suoi genitori? Daniel si sentì smarrito, ebbe paura e pianse. Subito accorse una maschera, gli chiese cosa mai ci facesse lì tutto solo e dove fossero la sua mamma e il suo papà; quando poi ebbe compreso com’era andata la cosa si affrettò ad accompagnarlo all’uscita. Da quel giorno sono trascorsi tanti anni, durante i quali il bambino di allora è divenuto una stella del firmamento pianistico, un grande direttore d’orchestra, un intellettuale e un fautore di pace. Ha calcato i maggiori palcoscenici del mondo, dall’Europa agli Stati Uniti, dal Sud America all’Australia all’Estremo Oriente, ha diretto tutte le più grandi orchestre, ne ha persino fondata una, la West-Eastern Divan Orchestra, che riunisce giovani musicisti provenienti da paesi mediorientali storicamente in guerra tra loro, e per questo è stato nominato Ambasciatore delle Nazioni Unite per la Pace. Eppure Daniel Barenboim non ha mai perso la curiosità, la testardaggine e la sana incoscienza dell’infanzia: senza queste qualità difficilmente avrebbe raggiunto traguardi tanto importanti. Quando nel 1987 diresse a Parigi il suo primo “Flauto magico” non poté non ripensare a quella singolare avventura di trentacinque anni prima e immaginò che in un palco vuoto del Théâtre des Champs-Élysées un bambino dormisse, anzi russasse, cullato dalla musica di Mozart...         
(Nella foto il giovanissimo Daniel Barenboim insieme al grande direttore d’orchestra rumeno Sergiu Celibidache a Buenos Aires nel 1954. Immagine tratta da https://it.pinterest.com/).

 
, musicologo   

Continuate a seguire “Musica e teatro” La voce dell’anima passa attraverso note e voce...



Editore: APS Città dell'Infanzia C.F.92072340729
© Copyright 2014-2019
Città dell'Infanzia
Direttore Responsabile: Serena Gisotti
Torna ai contenuti