Interferenti endocrini. Minaccia per l'ambiente e per l'uomo!

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Interferenti endocrini. Minaccia per l'ambiente e per l'uomo!

Cittadellinfanzia
Pubblicato da Dott.ssa Angelica Bonvino in SALUTE E BENESSERE · 28 Dicembre 2017
Tags: ormonisostanzetossicheinterferenti
Nell’ultimo articolo trattato si è fatto cenno ad alcune sostanze chiamate interferenti endocrini. Cosa sono? Costituiscono un ampio gruppo di sostanze, tra le quali figurano contaminanti ambientali persistenti, composti utilizzati in prodotti industriali e di consumo, di uso comune, nonché composti naturali. Queste sostanze alterano l’equilibrio ormonale degli organismi viventi, esseri umani compresi; competono con i recettori degli ormoni; persistono a lungo nell’ambiente; si concentrano negli organismi viventi e anche negli alimenti. Essi possono quindi “accendere”, ”spegnere”, o modificare i normali segnali inviati dagli ormoni. I loro effetti sono preoccupanti, proprio perché insidiosi e subdoli. Il sistema endocrino è importante per la salute dell’uomo e degli animali perché regola e controlla il rilascio di ormoni. L’interferente può agire direttamente sulla cellula come l’ormone, ma generando una risposta eccessiva, o più bassa, rispetto a quella prodotta dall’ormone endogeno, oppure va ad agire sull’ormone stesso inibendolo e, quindi, non facendogli svolgere la sua funzione sulla cellula. L’equilibrio ormonale è fondamentale per la crescita e lo sviluppo del feto e del bambino: pensiamo al ruolo degli estrogeni e del testosterone per il corretto sviluppo sessuale e la pubertà, o della tiroide per lo sviluppo cerebrale. Lo stesso interferente endocrino può indurre effetti molto diversi nei maschi e nelle femmine, perciò la loro valutazione deve tener conto della diversa vulnerabilità legata all’età e al sesso. I danni prodotti da essi sono confermati da ricerche mediche indicanti che le persone più esposte a seconda dell’età hanno rischi diversi:

  • Durante l’infanzia disturbi comportamentali e pubertà precoce;
  • Dall’età adolescenziale fino all’età adulta, un maggior rischio di patologie riproduttive (infertilità, rischio di aborti, endometriosi, ecc...);
  • Esistono anche casi di diabete e di alcuni tipi di cancro (testicolo, mammella, ecc...);
  • Infine, anche dosi molto basse di diversi IE nell’ambiente e negli alimenti, con la stessa azione, potrebbero sommarsi, sino ad indurre un effetto tossico significativo (effetto cocktail). Alcuni IE sono già vietati in taluni prodotti (il bisfenolo A nei biberon), per altri IE i livelli negli alimenti e in diversi prodotti sono in quantità regolamentata per legge per prevenire rischi per la salute.


Tuttavia, le normative si stanno evolvendo con le conoscenze scientifiche. Possiamo entrarne in contatto direttamente con la bocca, attraverso la pelle e attraverso gli alimenti, visto l’impatto pesante che hanno questi interferenti con l’ambiente. L’utilizzo di queste sostanze altamente tossiche viene reso ancora più pericoloso da cattivi comportamenti non conformi alla legge sui processi produttivi e sullo smaltimento di rifiuti industriali come colle, vernici e altre sostanze altamente nocive che hanno un’elevata persistenza ambientale e, quindi, maggior possibilità di accumulo negli organismi. Con la catena alimentare si ha un trasferimento da un organismo all’altro, proprio perché non si smaltiscono questi interferenti che, di conseguenza, modificano la nostra chimica.                                     
Esempio: l’interferente entra nell’acqua (pesticida) quindi nella vegetazione acquatica; i pesci mangiano e noi mangiamo i pesci. Essendo sostanze ad elevata persistenza ambientale, la salvaguardia dell’ambiente ha un ruolo fondamentale per la tutela della salute umana, ma anche comportamenti e stili di vita consapevoli possono ridurre l’esposizione e la vulnerabilità dell’organismo proteggendolo da un sovraccarico di contaminanti.        
Vediamo meglio nel dettaglio alcuni tra i più importanti interferenti endocrini:
BISFENOLO A. E’ un composto organico molto persistente nell’ambiente. Si tratta della sostanza con la più rilevanza mediatica, il bisfenolo non è solo plastica, ma si nasconde in maniera subdola in tantissimi oggetti di uso comune: dal thermos alla carta chimica, ai gratta e vinci, composti per otturazioni dei denti, lattine per le conserve, carte di credito, ecc... E’ presente, inoltre, in grande quantità nei rifiuti e nelle acque di scolo.

I prodotti con bisfenolo hanno tutti un fattore comune, cioè sono tossici perché si comportano come xenoestrogeni (effeto estrogeno-mimetico), si legano ai recettori degli estrogeni e quindi può avere effetti sul cervello e sulla prostata del neonato e del feto e ha un ruolo importante nei casi di pubertà precoce, del sistema immunitario e della funzionalità tiroidea.

FTALATI. Anche gli ftalati sono presenti in elevate quantità nella plastica e, in particolare, nel PVC. Dove si trovano? Pannolini, tessuti impermeabili, scarpe, detergenti, inchiostri, giocattoli. In cosmetica vengono utilizzati come fissatori in creme, profumi, prodotti per la rasatura, lubrificanti, lozioni, ecc...           
Anche se i loro effetti non sono stati provati da studi significativi sull’uomo, gli ftalati sono sospettati di provocare nei maschi malformazioni agli organi genitali e una diminuzione della quantità e qualità dello sperma.
DIETILESILFTALATO (DEHP). E’ un plastificante della famiglia dei ftalati, usato per rendere morbido e flessibile il cloruro di polivinile comunemente detto PVC. Il DEHP, oltre ad essere interferente endocrino, è altamente inquinante, visto che lo si può trovare ovunque e cioè nelle bottiglie usa e getta, pellicole, vassoi, confezioni blister, tappi a corona, imballaggi, pavimenti, rivestimenti mura, cancelleria, forniture ufficio. Altera la produzione ormonale (estrogenitestosterone) diminuendo la fertilità, oltre al metabolismo dei grassi nel fegato con possibile predisposizione alla sindrome metabolica (diabete, obesità). Per ridurre l’esposizione dei bambini dobbiamo evitare che questi entrino in contatto con PVC morbido.
PERFLUORATI PFOS e PFOA che si trovano ad esempio nelle padelle con rivestimento antiaderente, vernici per pavimenti, tessuti idrorepellenti, schiume di sedili dell’auto. L’elevata esposizione può provocare danni al fegato, tiroide ed infertilità.
IDROCARBURI POLICICLICI AROMATICI (HAP). Sono una famiglia di più di 15 sostanze e sono considerai degli inquinanti organici persistenti con effetti tossici diversi. Si formano durante il processo di combustione, sia industriale che domestico, di sostanze organiche di varia provenienza (benzina, diesel, gasolio, carbone, produzione di alluminio, inceneritori, incendi di foreste, eruzioni vulcaniche). Sono presenti in quantità elevata nell’aria e la loro concentrazione è alta anche a livello del suolo e delle acque, dove si depositano sotto forma di sottile pellicola. La maggior parte di queste sostanze ha un’azione mutagena, ovvero altera il DNA provocando mutazioni cellulari, o cancerogena dimostrata. Può aumentare inoltre il rischio di basso peso alla nascita. Uno degli HAP più tossici è il benzopirene.
DIOSSINE. Costituiscono un gruppo di 400 sostanze, indicate come inquinanti organici persistenti e inserite tra le 12 sostanze più tossiche presenti nell’organismo. Sono il risultato di molteplici processi industriali e procedimenti di fabbricazione: sbiancamento della carta con il cloro, produzione di alcuni erbicidi, incenerimento dei rifiuti, scarto di oli industriali. Può causare lesioni della pelle, alterazioni della funzionalità epatica o della fertilità, alterazioni del sistema immunitario, o alcune forme tumorali. Il feto in formazione può essere particolarmente sensibile all’esposizione alle diossine.
APE o alchilfenolietossilati. Sono composti sintetici ampiamente utilizzati e presenti in vari prodotti: detergenti, prodotti cosmetici, carta, metalli, ecc...
PARABENI. Alcuni parabeni sono di origine naturale e si trovano in alcuni tipi di frutta e verdura, formaggi, prodotti delle api e persino nell’organismo umano, come precursori enzimatici, ma l’industria ne fa uso come conservanti .Tutti i parabeni che si trovano in commercio sono di origine sintetica, vengono anche utilizzati come conservanti negli alimenti per rallentare il processo di degradazione e fermentazione, quindi si trovano per forza in tutti i prodotti a lunga conservazione: merendine, marmellate, frutta, bevande, prodotti ittici e carne. Ne viene giustificato l’utilizzo per evitare la proliferazione di batteri patogeni. Per ridurre l’esposizione bisogna evitare i prodotti a lunga conservazione, inscatolati, preferendo prodotti freschi e conservati da noi.
PESTICIDI E I PRODOTTI FITOSANITARI. Sono molto numerosi e di diverso tipo, vengono utilizzati in modo massiccio nell’industria agroalimentare e nel giardinaggio. Quasi tutti fungono da interferente endocrino.
Il progetto “Previeni”, promosso dal Ministero dell’Ambiente in collaborazione con l’Istituto superiore di Sanità, ha elaborato un vademecum su come difendersi dagli interferenti endocrini.
Non utilizzare contenitori in plastica per alimenti e bevande, usurati o monouso: sono fonti potenziali di bisfenolo A. Limitare l’impiego di padelle antiaderenti graffiate, ritenute potenziali fonti di esposizione a composti perfluorati (PFOS e PFOA).
Utilizzare carta per alimenti e pellicole seguendo attentamente le limitazioni indicate in etichetta. Non tutte le pellicole possono essere usate per conservare ogni tipo di cibo, fogli di alluminio, per esempio non sono adatti agli alimenti acidi.
Limitare l’uso di prodotti affumicati ed evitare il consumo di quelli con parte carbonizzate o bruciate: sono fonti di idrocarburi policiclici aromatici (IPA), interferenti endocrini con effetti negativi sull’organismo.
Scaldare latte, pappe e bevande in contenitori integri e non usurati.
Lavare accuratamente biberon e altri contenitori dopo la sterilizzazione; non usare biberon in policarbonato (che non sono più consentiti).
Lasciare che i liquidi caldi si raffreddino prima di travasarli in contenitori di plastica non destinati all’uso ed elevate temperature.
Abituare il bambino a consumare alimenti freschi e di stagione; risciacquare frutta e verdura in scatola prima del consumo.
Evitare materassi per lettini con rivestimento o telo impermeabile non conforme alle norme vigenti e, comunque, evitare rivestimenti per materassi in PVC morbido contenenti DEHP (Dietilesilftalato). Limitare uso di capi di abbigliamento per l’infanzia con trattamenti opzionali idroreppellenti o antimacchia. Attraverso la conoscenza di queste informazioni il cittadino può adottare scelte e comportamenti consapevoli utili alla riduzione del rischio.


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