IL DISTACCO: EROICO RICONOSCIMENTO DELLE PROPRIE POSSIBILITA’

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IL DISTACCO: EROICO RICONOSCIMENTO DELLE PROPRIE POSSIBILITA’

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L'animo umano è sempre in costante ricerca di identità nell'indiscutibile connessione con gli altri individui verso i quali si sviluppano spesso situazioni di dipendenza. È possibile vivere la relazione con l'altro, senza lasciarsi soffocare, soggiogare e distruggere? È possibile accedere ad un Ego che resti autonomo, autarchico, anche quando a quella relazione abbiamo dovuto sostituire il distacco? Spesso la relazione con gli altri e soprattutto con chi amiamo diviene dipendenza dall'altro e nel nostro contemporaneo modo di vivere la intersoggettività sembra essere fagocitata, gestita dalle pulsioni del momento e dalla liquidità, per dirla in termini "Baumaniani". E dunque: dove c'è dipendenza c'è inadeguatezza ad accogliere distacco e assenza. Ma proprio queste ultime sono le situazioni e le condizioni che nutrono la sana costituzione della soggettività, perché sono solo queste le vie privilegiate da intraprendere per attuare percorsi che mettano in contatto col proprio io più intimo. Sono proprio questi i percorsi che consentono l'appagamento della propria natura, non lasciandosi fagocitare o distruggere. Solo nella condizione della distanza, del distacco è possibile riconoscere la propria dimensione passionale non divenendo però vittima della stessa. Distanza dalla passione e dalla dipendenza dalla stessa passione permette una visione altra, alternativa, eroica di noi nel mondo aprendo a nuove visioni e a nuovi  percorsi imperscrutabili. "Restare attaccati" non crea lo spazio per nuovi contenuti...
Prendere le distanze in senso lato dalla passione, dalle proprie opinioni, dalle cose materiali, "bruciare gli attaccamenti", così come direbbero i buddhisti, diviene un percorso di fortificazione e di presa di coscienza di sé. L'eroico riconoscimento delle proprie possibilità. La distruzione dei vincoli di cui parla Buddha nel DHAMMAPADA XIX; l'atarassia di cui si parla Epitteto; l'imperturbabilità che dipana innanzi a noi il mondo intersoggettivo, visto, riconosciuto senza MAI  perdere noi stessi.



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