DAL CAOS ALL’ABBANDONO

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DAL CAOS ALL’ABBANDONO

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Transitare...proprio in senso transitivo, dal disordine all'abbandono, è un passaggio  semplice, un battito d’ali di farfalla.
Abbandonarsi, in senso morale come affidamento di se stesso, in totale fiducia alla volontà o al contenimento altrui, cedere ad un colloquio aperto, rivelarsi; ma anche abbandono come riposo delle membra, come possibilità data al corpo di permanere nell'immobilità...
Abbandono ha per me anche il senso di accettazione passiva delle scelte universali, predisposte per noi inconsapevoli.
Esiste però una inspiegabile dicotomia tra abbandono e desiderio: se è vero che il desiderio, inteso come pensiero che diviene fattuale, come esigenza percepita di una mancanza che richiede completamento, ha il potere di concretizzare cose che sono nella mente, l'abbandono, invece, dispone e ordina il silenzio. Tacere sui desideri, tacere dei pensieri, tacere sui progetti: fare buio sul predisporsi futuro e vincere mollando la presa su tutto.
L’abbandono è inteso come lasciarsi essere; abbandono come silenzio taciuto e voluto, consapevole e necessario.
E' come essere lì, aperti, sempre in senso Heideggeriano alle infinite e imperscrutabili possibilità che sono auspicabili.
Ciò non significa restare nella sussistenza, bensì nell’esistenza come trascendenza...
Significa non un restare passivamente e un giacere sussistendo, ma per dirla con Heidegger, mantenere in vita quell'abbandono nei confronti del pensiero calcolante tipico dell’età della tecnica che, a nostra insaputa, ci ha forgiati in modo inumano lasciandoci privi del pensiero meditativo.
E, come in viaggio sulla corrente di acque imprevedibili, restare vivi accogliendo il tutto che si apre a noi.
E’ la “lichtung”, la radura di Heidegger.
In una radura, come il Pentalfa, l’uomo respira la vita e si lascia toccare dal vento e percepisce i profumi e resta sotto le intemperie, respirando l’esistenza, respirando in totale passività il fluire della temporalità.
E’ così consolatorio...vincere mollando la presa.
La quiete dell'esistere.

Prof.ssa Elena Ventura - counselor filosofico

Il giardino delle parole...



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