ALLA SCOPERTA DELLA PET THERAPY
Pubblicato da Patrizia Castellano in PET-THERAPY E SOCIALE · 20 Febbraio 2017
Tags: percorsiperacquisireconoscenze, caniepettherapy
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Per partecipare a tali programmi, dovrà dimostrare:
· Socialità: intesa come capacità di gradire il contatto con le persone e di ricercare un’interazione con loro;
· Buona tempra: cioè capacità di resistenza a tutti gli stimoli provenienti dal mondo esterno;
· Affidabilità e prevedibilità.
· Arousal medio: il pet deve avere un buon temperamento e funzionamento cognitivo. Un cane troppo esuberate o troppo apatico può essere difficile da gestire e rendere difficoltosa l’interazione con l’utente, per cui non potrà essere inserito in programma di pet therapy. Il nostro amico, prima di poter essere impiegato per la pet therapy, deve fare un percorso educativo con il suo pet operatore e superare un esame per avere la certificazione, ossia, l’idoneità per collaborare con il suo conduttore. Anche dopo la certificazione egli, con il suo conduttore, non smette mai di studiare, partecipa a corsi, stage, seminari, facendo, persino, i compiti a casa. Tra i due ci deve essere un’ottima relazione, una sorta di allineamento. In pet therapy con il nostro amico di zampa, si fanno lunghi percorsi mirati per ogni tipi di utente, che richiedono un’alta competenza. Attività ludiche, collaborative, esplorative, epimeletiche ed pet–epimeletiche, di sollecitazione sensoriale. Ognuna di queste attività è adatta per alcune tipologie di pazienti, controindicataper altri. Queste non hanno la stessa valenza fuori dal contesto terapeutico, se non si sa differenziare la terapia. Il cane in seduta di pet therapy sa perfettamente il ruolo che sta svolgendo, e, proprio come noi, potrebbe stressarsi, stancarsi, non aver voglia di collaborare: sta a noi cogliere determinati segnali e sospendere la seduta. Il nostro amico non fa nulla per costrizione, egli interagisce con l’utente per il piacere di farlo, perché trova gratificante di per sé il rapporto con la persona e non perché vi è costretto. Il pet interagisce con tutti i tipi di utenti: neonati, bambini, adolescenti, adulti, anziani, specie con quelli più in difficoltà, e, per ognuno di loro, si approccia in maniera diversa. Il cane comprende determinate difficoltà, se ne prende cura e se ne fa carico, in quanto quelli che cooperano in pet therapy ricevono un’educazione e una preparazione adeguate. I pet impegnati in progetti di zooantropologia assistita devono, innanzitutto, avere una importante relazione con il Pet-Owership. Il loro ruolo non è per nulla facile: cominciamo col dire che il cane deve far fronte alle diverse patologie dell’utente, diversi contesti ambientali, quali strutture sanitarie, case di riposo, centri di riabilitazioni, scuole, etc..., contesti pieni di stimoli olfattivi e visivi, che possono influire sul livello di attenzione, quindi, deve poter affrontare, senza alcuna difficoltà e in maniera positiva, ogni volta, situazioni e circostanze diverse, mostrando sempre un certo equilibrio nel suo comportamento e mantenendo un giusto grado di benessere. Deve avere la capacità di adattarsi a qualsiasi contesto, deve mostrarsi socievole, empatico, avere attrazione spontanea verso le persone, essere discreto e non invadente, gentile e delicato, essere molto equilibrato, non mostrare segni di aggressività. Alla base, ci deve essere una alta motivazione da parte del cane, perché il tutto non venga basato sulla prestazione e a comando; il cane è un soggetto e, in quando tale, per lui deve essere forte la motivazione per poi imparare ad avere le giuste competenze che eserciterà contribuendo al miglioramento delle condizioni psicofisiche di un soggetto. Egli, nel ruolo di cooperatore, ti accoglie, gioca, si lascia coccolare, assume espressioni buffe, si lascia spazzolare, diverte, sorride quando vede un bambino sorridere, dà la zampa, fa canestro ti porta e ti riporta qualsiasi oggetto, cerca le cose che nascondi, ti ascolta se gli parli, si lascia condurre al guinzaglio, ti accompagna, risponde ai segnali di controllo, salta piccoli ostacoli, ti protegge, ti aiuta in tutto, questo, però, richiede rispett: rispetto dei tempi, della sua soggettività, della sua alterità, dei sui bisogni! Un cane non giudica, stimola le motivazioni, le emozioni, per lui svolgere il ruolo di cooperatore è una missione! Il cane è un referente di relazione, capace di indurre ad un processo di cambiamento che, però, deve essere indirizzato nelle giusta maniera, basandosi sui contributi di relazione. Ci sono molti educatori “improvvisati” i quali credono che sia sufficiente avere un cane buono e ubbidiente per poterlo condurre in pet therapy, senza possedere alcuna conoscenza e competenza della materia. Essi pensano che il cane” faccia bene” a prescindere e, semmai, improvvisano giochi eccitatori con bambini iperattivi, consigliano adozioni a famiglie dove vi sono delle problematiche, si approcciano in maniera sbagliata con l’utente e, cosa peggiore, non rispettano tempi e modi del loro “Amico di zampa”, con risultati disastrosi. Le attività svolte con li nostro cooperatore richiedono un’alta competenza e onestà, pertanto, le prescrizione si basano sulle competenze e non semplicemente sul portare sul “un cane” in seduta.
Patrizia Castellano, Operatore Pet Therapy, Operatore in Zooantropologia Didattica , Educatore Cinofilo
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