"MIO FILOSOFICO": IL CORAGGIO DI ESSERE SE STESSI

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"MIO FILOSOFICO": IL CORAGGIO DI ESSERE SE STESSI

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"Se un uomo potesse mantenersi sempre sul culmine dell'attimo della scelta, se potesse cessare di essere uomo... sarebbe una stoltezza dire che per un uomo può essere troppo tardi per scegliere, perché nel senso più profondo non si potrebbe parlare di una scelta. La scelta stessa è decisiva per il contenuto della personalità; con la scelta essa sprofonda nella cosa scelta; e quando non sceglie, appassisce in consunzione...Quando si parla di scelta che riguardi una questione di vita, l'individuo in quel medesimo tempo deve vivere; e ne segue che è facile, quando rimandi la scelta, di alterarla, nonostante che continui a riflettere e riflettere... Si vede allora che l'impulso interiore della personalità non ha tempo per gli esperimenti spirituali. Esso corre costantemente in avanti e pone, ora in un modo, ora nell'altro, i termini della scelta, sì che la scelta nell'attimo seguente diventa più difficile... Immagina un capitano sulla sua nave nel momento in cui deve dar battaglia; forse egli potrà dire: bisogna fare questo o quello; ma se non è un capitano mediocre, nello stesso tempo si renderà conto che la nave, mentre egli non ha ancora deciso, avanza con la solita velocità, e che così è solo un istante quello in cui sia indifferente se egli faccia questo o quello. Così anche l'uomo, se dimentica di calcolare questa velocità, alla fine giunge un momento in cui non ha più la libertà della scelta, non perché ha scelto, ma perché non lo ha fatto; il che si può anche esprimere così: perché gli altri hanno scelto per lui, perché ha perso se stesso... Poiché quando si crede che per qualche istante si possa mantenere la propria personalità tersa e nuda, o che, nel senso più stretto, si possa fermare o interrompere la vita personale, si è in errore. La personalità, già prima di scegliere, è interessata alla scelta, e quando la scelta si rimanda, la personalità sceglie incoscientemente, e decidono in essa le oscure potenze. "(Søren Kierkegaard, Aut-aut)
Cosa significa SCEGLIERE...

Come se fossimo sul punto di effettuare un Bungee jumping, come se fossimo la farfalla che  nell’attimo eterno abbandona il fiore e respira l'infinito, così ci si sente nell'attimo che precede la scelta. È un costante permanere nello "stare per...", sei lì con le ali dispiegate e tutti i muscoli in tensione; la mente sgombra dai pensieri concentrata solo sull'attimo della scelta. Se guardi indietro puoi osservare la tua vecchia pelle che giace morta  e inerte, ma è sempre tua, puoi non riconoscerla, ma è lì, come la pelle della muta lasciata in terra dal serpente. Era nostra, ci apparteneva, ma non è più nostra: è in un passivo permanere, quale prodotto del nostro "essere stati" in uno spazio e tempo diverso che anch'esso non ci appartiene più.
Ma siamo sempre noi NUOVI E SCONOSCIUTI che siamo passati dalla potenza di infiniti possibili ad uno degli infiniti atti, per dirla in senso Aristotelico. In questo processo che riguarda  la scelta avviene la riappropriazione del sè. Come dice Kierkegaard "la stessa scelta è decisiva per il contenuto della personalità."                                                 
Tuttavia, è produttivo e  necessario restare grati a questo IO che abita spazio- tempo passato, perché  è quello che porta su di sé il peso, la fatica della muta, le infinite possibilità e che conserva in sé le molteplici eventualità  del nostro essere.
Il nuovo sé di cui ci si riappropria osservi il ciò che era e guardi indietro ritrovando il senso dell'esser stati, con tutti gli assensi, dissensi, le dis-conferme, le consapevolezze, le paure e le lacrime. Ancora una volta dalla morte, la vita  dall'assenza la presenza, dal nulla il tutto. Ma la vita personale non si può interrompere e la personalità, come dice Kierkegaard, già prima di scegliere, è interessata alla scelta. Conviene lasciare tutto ciò che è andato in uno spazio solido laddove sia possibile accedere ad un  varco nascosto in cui ogni tanto potersi  affacciare per ritrovare qualcosa che parli di noi... mentre siamo in cammino verso l'autenticità nella consapevolezza che anche ciò che non è più , è stato e ciò che non siamo ancora, è in noi e potrà essere. Fluire sempre, fluire, sebbene nel percorso dell'essere noi stessi accada, spesso, che l'appropriazione del non essere ancora ci addolori. Tuttavia riconoscersi autentici, anche nel rifiuto della scelta...perché non scegliere è scegliere comunque e quella ricaduta è sempre nella nostra personalità: è sempre il nostro autentico riconoscimento.


Continuate a seguire "Filosofia ed Etica". Il giardino delle parole...




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