VINCERE a tutti i costi! Quanto le frustrazioni di un genitore possono DISTRUGGERE la vita di un figlio?

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VINCERE a tutti i costi! Quanto le frustrazioni di un genitore possono DISTRUGGERE la vita di un figlio?

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Pubblicato da Città dell'Infanzia in PARLIAMO DI... · Lunedì 21 Ott 2019
Tags: manipolazionefrustrazionegenitori
La vita ci dona, quotidianamente, spunti di riflessione. Sono tanti i momenti in cui ci ritroviamo ad essere “meri” spettatori di situazioni, spesso spiacevoli, che, però, ci offrono la possibilità di comprendere qualcosa di più sulle relazioni umane e, eventualmente, trarre vantaggio dagli accadimenti  per imparare il mestiere difficile da “genitore”. Oggi ci soffermiamo su quelle figure genitoriali che, distrutte emotivamente da una vita piatta, senza più sogni, obiettivi ma semplicemente arenati in inerzia emotiva, sospinti da un movimento di “fabbisogno”, dimenticano se stessi e provano a ritrovarsi nei propri figli. Sono innumerevoli i casi in cui un genitore cerca, attraverso il proprio figlio, di raggiungere quella soddisfazione che negli anni si è completamente sopita e spinge, spinge, spinge fino all’inverosimile il proprio figlio nel perseguimento di obiettivi di “luce” riflessa. Tutto questo sarebbe incredibilmente stimolante se non si verificasse, quasi sempre, una situazione avversa. Non essendo più lucidamente capaci di comprendere la differenza tra  giusto e sbagliato, abbagliati da traguardi, effimeri successi e gare (con se stessi) a chi produce di più, questi genitori non guardano più i propri figli ma li scambiano per merce di scambio dei sogni. Sottoposti a sforzi disumani, privati della loro infanzia, questi bambini restano fagocitati in miriadi di attività, sportive, culturali, scolastiche senza più fermarsi un istante per scoprire la bellezza, semplice e indimenticabile, del gioco. Sguardi torvi, rigidi e, talvolta, catatonici, accompagnano bambini incapaci di reagire perché, erroneamente, cominciano a credere che per essere amati debbano “rendere”. Le conversazioni fuori dagli ambiti scolastici, sportivi, extra-scolastici e i social media, divengono luoghi privilegiati per decantare infinite abilità riempi-ego che, nella maggior parte dei casi, reggono su vapore acqueo pronto a dissolversi nel vento. Il riposo è per deboli, il gioco è per “bambini”. Spesso queste vittime di “genitori tigre”, manipolati in modo costante, non riescono neanche più a interagire con i propri compagni e gestire le situazioni di conflitto che, in occasioni normali, sono banchi di prova essenziali per forgiare carattere e predisporre la personalità pronta ad affrontare la vita.

I “NO” detti da altri divengono macigni che distruggono emotivamente bambini implosi che attendono solo l’occasione per esplodere e trascinare tutto intorno a sé come in un Vajont.

Un gioco perverso che, però, difficilmente viene risolto perché i primi carnefici sono propri questi genitori senza sogni ed emozioni, stanchi della vita stessa. Il circuito direttamente proporzionale fa sì che il bambino brilli tanto quanto la soddisfazione personale dei genitori. Deve essere “campione”, deve produrre, deve eccellere, obbedire e, se non accade, sono guai.



Un ruolo fondamentale in tutto questo giocherebbero anche gli educatori dei vari ambiti che, però, spesso per assenza di conoscenze pedagogiche (i titoli servono!) e /o attirati solo da benefici personali o pecuniari, assecondano questa carneficina aggravando in modo incoercibile un sistema malato di relazioni. Da qui competizioni tra genitori, risse, situazioni spiacevoli che, come un buco nero, ingoiano anche quello che di buono ruota intorno. Ci auguriamo con queste nostre piccole soste di riflessione di permettere, almeno, un istante in cui soffermarsi e ritrovare un pizzico di lucidità. Ricordiamoci che i bambini costruiscono nella loro infanzia i propri sogni e i ricordi più significativi. Un giorno quello che ricorderanno di noi è quanto saremo stati in grado di sorreggerli nei momenti di caduta e quanta forza, amore ed emozione saremo riusciti a trasferirgli dentro. Non medaglie, non trofei, ma la capacità di divenire se stessi e farsi varco nel mondo attraverso la loro unicità, la sola in grado di raccontare, davvero, una storia. Regaliamo loro straordinarie, incredibili ali per volare e lasciare che i nostri insegnamenti trovino altri meravigliosi campi fertili. Se saranno campioni lo saranno nella vita e con le proprie forze, filtrando i propri desideri. Permettiamo loro di essere bambini e permettiamo a noi stessi di ritrovarci e ripescare i nostri sogni per farci amare ancora di più. Non è mai troppo tardi per essere, non è mai troppo tardi per ricominciare a vivere.

“Fa' che i tuoi familiari ti rispettino piuttosto che temerti, perché l'amore segue il rispetto, più che il timore l'odio.” Demostene


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