
Ottusità e ingratitudine: il costo emozionale e sociale di non riconoscere i contributi altrui
Pubblicato da Città dell'Infanzia in PARLIAMO DI... · Mercoledì 16 Apr 2025 · 2:45
Tags: ottusità, ignoranza, ingratitudine, relazioni
Tags: ottusità, ignoranza, ingratitudine, relazioni
La verità è un atto di grande coraggio.Ammettiamolo, essere sinceri è una pratica sempre più ostica, in una società che ci vuole tutti "consenzienti", "amabili" e "forti". La mistificazione dei sentimenti è un dramma, però, che troppo spesso diventa un'arma letale, anche e soprattutto, per sé stessi. Sì, perché le bugie riguardano, la maggior parte delle volte, proprio il modo in cui agiamo, intriso di boria e ottusità.Non siamo capaci di ammettere le nostre fragilità o colpe e riversiamo sugli altri tutto il nostro livore.Gli altri sono sempre la fonte del nostro male, sono la causa di tutto ciò che non funziona nelle nostre vite, non sono adeguati, non riconoscono il nostro valore, non ci permettono di crescere, sono gelosi e non, non, non... L’ottusità, in fondo, è una prigione confortevole. Ci permette di rimanere sull’attenti, di difenderci dalle critiche e di mantenere la nostra posizione, anche a costo di ferire gli altri. L’ingratitudine, che nasce da questo atteggiamento, si trasforma in un veleno che corrode le relazioni, creando fratture profonde. È un modo di agire che offusca completamente la lucidità e che, inconsapevolmente, crea un voragine sociale. Si diventa tiranni in una spirale di autocompiacimento autolesionistico in cui ci si crede "perfetti" e "puri". Quando ci sentiamo superiori, dimentichiamo l'importanza dell'umiltà e della connessione autentica con gli altri, sollevando un muro invisibile. Pian piano, tutti coloro che albergavano nel nucleo di quella relazione, cominciano a prendere le distanze da un'aria tossica dove nulla è più gradevole.

Al contrario, il riversare, continuamente, le proprie frustrazioni sugli altri genera una vera e propria fuga che, spesso, lede anche coloro che erano indirettamente coinvolti in quella nube tossica. Il "malcapitato" di quella relazione, che fino al giorno prima aveva cercato, in tutti i modi, di mantenere un equilibrio, per autodifesa...scappa. Fugge dalla cecità di chi è ingoiato dal boa constrictor della propria arroganza.L'agente tossico dell'ingratitudine, però, non capisce quasi mai cosa sta accadendo. Il momento in cui ne diviene consapevole è ormai il baratro, dove tutto è stato distrutto e non rimane che uno specchio in cui guardarsi con immagine riflessa deturpata alla Dorian Gray. Principi e principesse sul trono di un regno ricoperto solo di sterpaglia.Quando non riconosciamo le nostre responsabilità, ci autocondanniamo.La sfida più grande è avere la forza audace di guardarci dentro, affrontare le nostre fragilità e in un atto titanico...chiedere scusa. L'ammissione della propria fallibilità si trasforma in opportunità di rinascita. Siamo tutti essere imperfetti. Accettare le proprie imperfezioni non significa rinunciare alla dignità, ma abbracciare la propria umanità e, da lì, un nuovo sé su cui apporre mattoni di futuro e speranza.Sta a noi renderlo possibile. Copriamo quello specchio, almeno una volta.“Una cosa è pensare di essere sulla strada giusta, ma tutt’altra è credere che la tua strada sia l’unica.” Paulo Coelho